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Fonianet - Telecomunicazioni in Sardegna

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Ing. Fabio Contu

Impianti Antifurto e Impianti di Allarme in Sardegna: chiarimenti e suggerimenti.

5 Settembre 2021 by Ing. Fabio Contu

Schematizzazione degli elementi che costituiscono un impianto di allarme

In questo articolo parleremo di impianti antifurto e impianti di allarme in Sardegna, con tanti chiarimenti e suggerimenti.

1. QUALI SONO LE COMPONENTI DI UN IMPIANTO DI ALLARME?

Nell’immagine sopra allegata, si riassume brevemente quali sono le componenti di un impianto di allarme, limitandoci, in questo caso a quelle che si installano sul corpo dell’edificio. Più avanti nell’articolo si farà un cenno anche su quelle che sono le cosiddette “protezioni perimetrali” che costituiscono una sorta di “preallarme” nel sistema.

CENTRALE DI ALLARME.
Questa è il vero cuore del sistema, l’intelligenza che analizza tutti i dati provenienti dai sensori e decide se e quando dare l’allarme in funzione di quanto emerso dall’analisi dei dati inviati dai sensori e/o dalle telecamere. L’allarme viene lanciato in vari modi, tutti contemporanei che sono:

– Allarme sonoro e visivo: dato dalla sirena esterna lampeggiante, con valori sonori spesso superiori anche ai 100 Decibel. Spesso la centrale di allarme è dotata anche di una sirena interna (integrata) che avvisa in modo immediato anche chi è all’interno dell’abitazione;

– Allarme telefonico: all’interno (oppure con una unità esterna a parte che si interfaccia alla centrale di allarme) si trova il cosiddetto “combinatore telefonico”. Esso può essere di tipo PSTN (cioè si interfaccia a una linea telefonica fissa dell’utente) oppure GSM/UMTS/4G ecc. cioè all’interno del combinatore è presente una SIM/USIM che gestisce l’allarme. In caso di allarme, il combinatore farà partire degli SMS a dei numeri mobili preimpostati (tutti assieme o in una determinata sequenza) oppure una chiamata vocale con messaggio pre-registrato;

– Notifica tramite e-mail: in alternativa -o in contemporanea- è possibile inviare una e-mail a un indirizzo pre-configurato nel sistema con la tipologia di evento di allarme, la zona esatta in cui è avvenuto il tentativo di intrusione o ancora -qualora delle telecamere siano state collegate al sistema- delle immagini o dei minivideo dell’evento registrato.
Nei sistemi COMBIVOX da noi installati (di cui Fonianet Telecomunicazioni è l’unica azienda installatrice in Sardegna) il minivideo di 30 secondi parte da 8 secondi prima dell’evento in modo da permettere di visualizzarlo completamente.

SIRENE.
Come accennato al punto precedente, le sirene (esterna e, eventualmente, anche interna) lanciano un allarme sonoro (quella esterna lampeggia con una luce solitamente arancione) di potenza sonora superiore anche ai 100 Decibel allertando tutti nell’area circostante e, nella maggior parte dei casi, mettendo in fuga i ladri.

COMBINATORE TELEFONICO.
Anche questa componente è stata descritta nel punto precedente e rappresenta un allarme “esterno” che allerta i proprietari o un centro di controllo (vigilanza, forze dell’ordine ecc.) sul tentativo di intrusione.

SENSORI VOLUMETRICI:
Non entreremo in questo articolo nelle specifiche tecniche e nell’elencazione delle varie tipologie di sensori (doppia tecnologia, tripla tecnologia ecc. dal momento che tale argomento è stato oggetto di un altro articolo). Spiegheremo qual è la loro funzione e la suddivisione in 2 macrofamiglie.

– Sensori volumetrici filari:
Vengono posizionati all’interno delle stanze dell’edificio e rilevano un movimento all’interno della stanza o del corridoio lanciando immediatamente un segnale alla centrale che fa partire l’allarme. I sensori filari prendono il nome dal fatto che sono collegati via cavo (bus) alla centrale e comunicano con essa via cavo.

– Sensori volumetrici Wireless:
Vengono posizionati anch’essi all’interno delle stanze dell’edificio e rilevano un movimento all’interno della stanza o del corridoio lanciando immediatamente un segnale alla centrale che fa partire l’allarme. I sensori wireless prendono il nome dal fatto che sono collegati in modalità wireless alla centrale quindi avranno un trasmettitore integrato (che comunica a differenti frequenze con la centrale) mentre la centrale sarà dotata di un ricevitore wireless per captare e interpretare i segnali dei sensori e lanciare l’allarme.

Immagine di un sensore volumetrico

CONTATTI MAGNETICI e “ANTI-SHOCK”:
Così come i sensori volumetrici, anche i contatti magnetici possono essere di tipo “filare” e di tipo “wireless”. Essi vengono posizionati su porte e finestre e lanciano l’allarme nel caso in cui la finestra o la porta venga forzata per essere aperta.
Nel caso in cui anziché cercare di forzare una finestra i ladri cerchino di rompere un vetro per cercare di introdursi attraverso una delle ante, si utilizzano i cosiddetti sensori “anti-shock”, che vengono posizionati sui vetri internamente (oppure sulle grandi vetrate di una attività commerciale che si affaccia direttamente sulla strada, ad esempio) e già dal primo colpo al vetro lanciano l’allarme.

2. ESISTONO SISTEMI PER LANCIARE L’ALLARME PRIMA CHE I LADRI ARRIVINO ALLA CASA, MAGARI GIA’ DAL GIARDINO?

BARRIERE PERIMETRALI (A MICROONDE, A INFRAROSSI, O IBRIDE).

In questo caso, si predispongono esternamente, idoneamente collocate e configurate, delle barriere che sfruttano la tecnologia a infrarossi, a microonde o un mix delle 2 tecnologie (che rende il sistema più robusto ai falsi allarmi).

Tali barriere costituiscono una sorta di “fascio invisibile” che avvolge l’edificio o il muro perimetrale o il giardino (dipende sempre dalla tipologia di spazi) e lancia un allarme già nel momento in cui l’intrusione è avvenuta all’interno della proprietà, senza che i ladri siano ancora riusciti ad avvicinarsi all’edificio.

Questo sistema rappresenta una sorta di pre-allarme che riteniamo debba essere sempre extra rispetto ai sensori utilizzati sull’edificio e descritti ai punti precedenti che dovranno comunque essere sempre installati.

Qualora invece si utilizzino delle semplici barriere a infrarossi, esse verranno installate tendenzialmente sulle pareti esterne dell’edificio a proteggere porte e finestre dall’accesso esterno.

NOTA: nella scelta e configurazione dei sistemi perimetrali occorre grande attenzione per evitare i falsi allarmi. Pertanto occorre scegliere prodotti performanti e testati e installarli nel modo più corretto (altrimenti potrebbero generarsi falsi allarmi legati al passaggio di animali o movimento di rami ecc.).
Molti sistemi presentano già di fabbrica degli accorgimenti come la “PET-IMMUNITY” che evita la generazione di allarmi nel caso di passaggio di cani di piccola taglia, gatti ecc.

Schematizzazione di un sistema perimetrale a infrarossi, microonde o ibrido

Infine, come accennato in precedenza, è possibile integrare e interfacciare al sistema di allarme anche altri sistemi non appartenenti propriamente ai sistemi di allarme.

TELECAMERE:

è possibile interfacciare, per rendere il sistema più performante, anche un sistema di videosorveglianza alla centrale di allarme, configurando con attenzione la rilevazione del movimento nella scena (“motion detection”) sulle telecamere per non generare falsi allarmi;

Immagine di una telecamera IP Hikvision (Fonianet è Partner GOLD Hikvision)

ANTIFURTI NEBBIOGENI:
Un altro sistema -che viene installato internamente e viene attivato dall’allarme- è l’ ANTIFURTO NEBBIOGENO. Già dal primo tentativo di intrusione (dal giardino) o effrazione (porte, finestre, garage) il nebbiogeno genererà una folta coltre di “nebbia” costituita da vapore acqueo e “glicole” (un addensante usato in ambito alimentare che è assolutamente non tossico e non danneggia minimamente oggetti, mobili, divani, abbigliamento ecc.).

Se malauguratamente i ladri dovessero comunque riuscire ad introdursi nel vostro edificio (oppure negozio, gioielleria, tabacchino, compro oro ecc.), troveranno al suo interno una nebbia fittissima che impedirà la visuale oltre i 50 cm. Sarà impossibile per i ladri vedere alcunché all’interno.

La nostra azienda Fonianet telecomunicazioni è installatrice e partner certificato IMQ (in conformità alla norma CEI EN 50131/8) dei sistemi nebbiogeni Aura Sicurezza

Un immagine che mostra un nebbiogeno AURA in azione.

Speriamo di essere stati chiari ed esaustivi in questa nostra panoramica e, ribadiamo ancora una volta ciò che non ci stancheremo mai di dire: affidatevi sempre ad aziende installatrici specializzate per garantire la sicurezza vostra, dei vostri cari e delle vostre attività.

Risparmiare sulla sicurezza è come scegliere il medico più economico e non quello più bravo: si risparmia ma non si guarisce…

Per sopralluoghi e preventivi in tutta la Sardegna potete contattarci al numero 327-7509675, inviandoci una mail su info@fonianet.it, oppure sul form del nostro sito web https://www.fonianet.it/contatti.

Buona sicurezza a tutti.

Ing. Fabio Contu – Direttore Tecnico Fonianet Telecomunicazioni

Filed Under: Sicurezza Anti Intrusione Tagged With: alghero, cagliari, costa smeralda, impianto anti furto, impianto anti intrusione, impianto di allarme, nuoro, olbia, oristano, sardegna, sassari

Telecamere termiche per prevenzione incendi: Sardiniazen.com intervista l’Ing.Fabio Contu.

3 Settembre 2021 by Ing. Fabio Contu

Riteniamo utile, a livello introduttivo sull’argomento, allegare la recente intervista rilasciata dal nostro Direttore Tecnico Ing.Fabio Contu, al sito Sardinia Zen (https://www.sardiniazen.com/blog), da sempre attento alle problematiche ambientaliste. Sottolineeremo l’apporto risolutivo che tali tecnologie di cui oggi parliamo, possono dare alla prevenzione della piaga degli incendi (TELECAMERE TERMICHE PER PREVENZIONE INCENDI).

Lotta agli incendi, come la tecnologia più avanzata può fare la differenza

Intervista a un imprenditore del settore,  l’Ing. Fabio Contu, direttore tecnico e co-fondatore di Fonianet Telecomunicazioni.

Purtroppo sappiamo tutti dei recenti roghi che hanno interessato gran parte della Sardegna, Santu Lussurgiu, Scano Montiferro, Porto Alabe, solo per citare alcune delle zone più colpite. Giorni e giorni di interventi massicci da parte di operatori antincendio a terra, vigili del fuoco, migliaia di volontari oltre a heli-tanker e numerosi aerei Canadair (alcuni dei quali inviati anche da altre nazioni dell’UE).

Oggi andremo al cuore del problema assieme all’Ing. Fabio Contu, Direttore tecnico nonché co-fondatore della Fonianet Telecomunicazioni, azienda sarda che si occupa di telecomunicazioni e soprattutto di sistemi di sicurezza e di videosorveglianza sia tradizionali che per applicazioni in contesti “speciali e critici” in tutta la Sardegna.

La domanda sorge spontanea, anche perché il dramma degli incendi si ripresenta puntuale ogni estate: Si poteva fare qualcosa prima, per evitare che tutto ciò accadesse?

La risposta a questa domanda ce la darà in dettaglio l’Ing. Contu, anche se, dovendo riassumere in breve la risposta è: Si, si poteva, grazie alla tecnologia.

Domande:

  • Ing.Contu, si sarebbe potuta evitare questa situazione a monte e, nel caso, in che modo?

  • Buongiorno e grazie per la vostra intervista che mi da modo di fare luce e anche un po’ di chiarezza su un argomento che mi sta molto a cuore, da sardo prima di tutto, e da ingegnere che si confronta ogni giorno sul campo con le problematiche e le loro soluzioni grazie alla tecnologia.

La risposta è “SI, SI POTREBBE EVITARE PERCHÉ’ ESISTONO TECNOLOGIE MODERNISSIME E APPOSITE CHE ANCHE IO CON LA MIA AZIENDA UTILIZZIAMO. 

Tutta la questione si può riassumere con il famoso detto “Prevenire è meglio che curare”. 

Domare un incendio tanto esteso come quello del periodo scorso, che ha interessato oltre 20.000 ettari di boschi dell’isola, significa sostenere costi immediati (squadre di intervento, heli-tanker, Canadair ecc.). Successivamente subentreranno altri costi: bonifica delle aree interessate, rimboschimenti futuri, aiuti economici alle aziende devastate dalle fiamme in cui il ciclo produttivo si è interrotto, riacquisto di automezzi funzionali alla produzione ecc., dell’ordine delle centinaia di milioni di euro se non di alcuni miliardi di euro.

Questo per dire che, quando la frittata è fatta, è molto più difficile e oneroso correre ai ripari.

La nostra azienda, partner Gold dell’azienda leader a livello internazionale Hikvision, utilizza soluzioni termografiche per la prevenzione degli incendi boschivi, cioè telecamere specifiche che riescono a rilevare il principio di incendio permettendo di intervenire subito, prima che le fiamme si propaghino.

  • Ecco, questa è la strada sicuramente da percorrere. Ma come funzionano queste telecamere, cioè, senza entrare troppo nei dettagli tecnici difficili da capire, qual è il procedimento con cui si rileva il principio di incendio e poi si allertano i soccorsi?
  • Le telecamere di cui parlo (noi usiamo con successo il brand Hikvision) integrano al loro interno sia un’ottica tradizionale che una ottica termica. 

Tali telecamere vengono installate a monitorare un’area boschiva anche piuttosto vasta (parecchi ettari), in una posizione frontale rispetto all’area da monitorare, con capacità di rilevamento (sia di giorno che di notte) a distanza che, a seconda dei modelli, possono arrivare a 1,5 km o 3 km. o anche superiori. 

L’intelligenza all’interno delle telecamere che riesce a interpretare ciò che succede è data da specifici algoritmi di intelligenza artificiale che rilevano in modo automatizzato una variazione di temperatura di una certa entità nella scena (compatibile cioè con il principio di incendio). Successivamente la telecamera procede a zoomare in tempo reale (con uno zoom ottico molto potente) sul punto di rilevazione del principio di incendio comunicando alle squadre di soccorso, ED È’ QUESTO UNO DEI PUNTI DI FORZA DEL SISTEMA, le coordinate esatte del punto in cui sta per svilupparsi l’incendio per un intervento IMMEDIATO E PRECISO sul posto. 

Un altro algoritmo specifico sulla telecamera rileva le COLONNE DI FUMO, cioè, qualora il principio di incendio sia coperto da rocce o da grossi massi e quindi non visibile, la telecamera rileverà il fumo che proviene dal punto in oggetto e farà partire l’allarme come nel caso precedente.

  • Bene, senza dubbio è questo l’approccio più corretto. Una curiosità…Ho sentito di recente di altri sistemi che erano stati collaudati oltre 15 anni fa sull’isola e poi mai utilizzati. Senza indagare sui motivi, che opinione ha in merito?…     

  • Beh, credo che in questo caso il discorso dovrebbe spostarsi su contesti differenti rispetto a quello tecnologico, ma non voglio addentrarmi in questioni di cui non conosco le esatte motivazioni. Quello che posso dire è che, ovviamente, in ogni periodo esistono soluzioni più o meno valide e la tecnologia ha fatto passi da gigante. 

15 anni fa non erano ancora neppure tanto diffuse le soluzioni con telecamere IP, la maggior parte delle soluzioni a costi equi erano costituite da telecamere analogiche. Non esistevano algoritmi di intelligenza artificiale che sapessero analizzare in tempo reale miliardi di dati e comunicare in modo automatizzato le coordinate GPS del punto del principio di incendio alle squadre di intervento. Cioè l’intervento era affidato all’operatore davanti al monitor che doveva osservare le riprese delle telecamere H24 cercando di verificare cosa succedeva, ma in modo che non poteva garantire neppure lontanamente la tempestività e precisione dei sistemi attuali.

Per farle un esempio: prima dell’avvento dell’automobile, se qualcuno avesse chiesto una soluzione per spostarsi più velocemente, in molti avrebbero detto “aggiungere cavalli alla propria carrozza”. Poi arrivò l’automobile, una vera rivoluzione copernicana ma relegata all’uso di pochi e poi nel 1908 Ford lanciò la produzione su larga scala della sua Ford T grazie all’utilizzo delle catene di montaggio nelle sue fabbriche. 

Ecco: una tecnologia fino a pochi anni prima impensabile, era diventata alla portata di tutti. 

Lo stesso discorso può farsi su questo tipo di telecamere: nel 2005, ancora lontani dalla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale, la soluzione era “aggiungere cavalli alla propria carrozza”, oggi siamo allo step successivo: la produzione di Ford T, con telecamere intelligenti ed evolute alla portata di tutti.

  • Grazie ingegnere, chiarissimo come sempre. Ultima domanda, provocatoria ma pratica, e a cui tutti vorranno una risposta: non voglio parlare di conti esatti ma, con quanto si è speso per i recenti incendi, si sarebbero potuti installare parecchi di questi sistemi immagino?…       

  • La mia opinione è che quando si parla di soldi pubblici nessuna domanda è provocatoria. La verità è oggettiva e non è mai interpretabile. Pertanto la mia risposta è si. 

Non posso farle dei conteggi esatti in questo momento ma posso di certo dirle che se si fossero installati i sistemi di cui ho parlato nei 20.000 ettari di boschi bruciati nei giorni scorsi si avrebbe avuto un costo che va al massimo dal 1% al 2% di quanto è stato speso per domare le fiamme e si spenderà per le opere successive (bonifiche, rimboschimento, sovvenzioni alle aziende danneggiate dai roghi ecc.). 

Lei tenga presente che, ai dati che ho sentito, un heli-tanker ha un costo di 2000 € all’ora mentre un Canadair 6000 € all’ora. Consideri quanti heli-tanker e quanti Canadair sono stati utilizzati in quei giorni oltre ai mezzi e alle squadre a terra senza considerare l’intervento di migliaia di volontari che, come sempre, hanno dato un aiuto fondamentale. 

Le cifre spese sono a mio parere dell’ordine delle centinaia di milioni di euro.

Grazie Ing. Contu. 

Sperando di aver portato un briciolo di consapevolezza in più sull’argomento e sulla necessità di un nuovo equilibrio uomo-natura e uomo-foresta che si fondi anche sulle ultime tecnologie disponibili per proteggere la nostra casa comune, mando un sentito augurio di veloce ripresa a tutto il territorio del Montiferru e ai suoi abitanti, umani e non…

Noi di Fonianet Telecomunicazioni crediamo che questa intervista, più di tante altre parole, possa riassumere quali sono le problematiche in oggetto e quanto esse siano ricorrenti, di anno in anno, eppure, nonostante tutto ciò, ancora non si è riusciti a trovare una soluzione tanto EFFICACE quanto DEFINITIVA alla questione. A fine intervista il nostro Ing.Contu, anche se con una stima di massima, ha dato delle cifre che mostrano quanto una prevenzione corretta e ben studiata possa ridurre di decine di volte i costi legati agli incendi e, soprattutto, possa evitare di ridurre sul lastrico aziende che operano anche da decenni sul territorio.

Ora passiamo alla seconda sezione di questa presentazione in cui si descrive, in linea di massima la tecnologia di cui si parla, che consta di vari modelli di telecamere con caratteristiche tecniche differenti a seconda degli ambiti di utilizzo.

TECNOLOGIA.

Immagine che evidenzia alcuni dei modelli di telecamere termografiche proposte.

Schematizzazione delle varie componenti del sistema


Il sistema nel suo complesso non va, ovviamente, ragionato come una telecamera che rileva i principi di incendi e le colonne di fumo posizionata e abbandonata a se stessa, ma va pensata come un “sistema di rilevamento principi di incendio”. Esso è costituito da varie componenti: di alimentazione, di trasmissione, di immagazzinamento immagini e informazioni, di comunicazione allarmi per principio di incendio rilevato, di comunicazione allarmi per tentativo di manomissione o malfunzionamento fortuito ecc.

In funzione della specifica conformazione dell’area da monitorare e del punto in cui il sistema di rilevazione va installato, occorrerà predisporre palificazioni o tralicci (possibilmente poco impattanti a livello estetico) e sistemi di fissaggio idonei per il funzionamento sicuro e ottimale anche e SOPRATTUTTO in giornate di forte vento, che, come sappiamo, sono purtroppo quelle predilette dagli incendiari.

Pertanto, previi accurati sopralluoghi e identificazione delle aree in oggetto, andrà ragionato il posizionamento del sistema, il quale sarebbe opportuno potesse disporre di alimentazione elettrica in loco (situazione spesso verificata giacché molte delle postazioni di vedetta del Corpo forestale sono costituite da dei piccoli casotti se non da piccole casette in muratura che dispongo di alimentazione elettrica in loco).

NOTA: è possibile alimentare il sistema anche tramite kit fotovoltaici (o minieolico) e batterie di accumulo però tale opzione sarà da prevedere solo nei casi più estremi in cui non è possibile in alcun modo disporre di alimentazione elettrica locale. Infatti in questo caso i costi leviterebbero notevolmente sia per l’acquisto dei sistemi di alimentazione e accumulo (pannelli, batterie ecc.) che per la installazione del sistema fino ad arrivare a raddoppiare –nell’ipotesi più rosea- i costi complessivi del sistema di monitoraggio.

Sistema di registrazione e monitoraggio collegato alle telecamere:

Tale sistema rappresenta uno dei punti chiave ed è costituito o da un registratore dedicato che incorpora al suo interno tutti gli algoritmi di gestione dei flussi video delle telecamere Bi Spectrum (sia ottica standard che termica), effettuando l’interfacciamento tra la telecamera e il mondo esterno e inviando gli allarmi e la posizione GPS del “Punto fiamma” alle squadre addette all’intervento di verifica e di spegnimento.

La seconda opzione è quella costituita da un computer dedicato (Workstation) su cui verrà installato il software della Hikvision che gestisce le telecamere e gli allarmi e su cui verranno caricate le licenze per le telecamere termiche. Questa seconda opzione sarebbe quella ottimale ma, vista la particolarità, va valutato con attenzione il sito di installazione e presuppone ambienti di una certa dimensione, chiusi e riparati da umidità ecc.

Sistema di trasmissione degli allarmi e delle immagini in caso di principio di incendio:

Anche in questo caso occorrerà valutare con attenzione il sito in cui si andrà ad installare il sistema di rilevamento termico, e, dalla nostra esperienza, possiamo dire che le situazioni possibili sono 3:

  • ADSL via cavo (o fibra ottica) presente in loco: in caso di edifici prossimi a centri abitati.
    • Connettività tramite ponti radio dal sito in oggetto fino a un sito (distante anche alcuni km ma in visibilità ottica) dotato di connettività ADSL o in fibra ottica;
    • Connettività tramite apposito Router 4G o LTE, dotato di una USIM con traffico possibilmente illimitato, di un operatore del quale si è verificata preliminarmente la sufficiente copertura nell’area in oggetto.


Rilevazione fiamme: l’ottica standard a sinistra riprende la scena  per poi zoomare sul punto in cui l’ottica termica (a destra) ha identificato il principio di incendio.

Rilevazione colonne di fumo: l’ottica standard a sinistra riprende la scena  per poi zoomare sul punto in cui uno specifico algoritmo ha identificato le condizioni di “colonna di fumo”.

BUDGET.

Come si desume da quanto finora indicato, il prezzo del sistema è molto legato al sito in cui il sistema deve essere fisicamente installato, alla disponibilità di alimentazione elettrica diretta in loco, alla difficoltà di accesso con automezzi non fuoristrada all’area individuata, alla modalità di trasmissione delle immagini e degli allarmi alle squadre di intervento e agli altri parametri precedentemente esposti.

Allo stesso modo, qualora l’area sia sottoposta a vincoli paesaggistici, occorrerà una progettazione formale preliminare da sottoporre agli enti competenti per l’approvazione (tale importo varierà ma si stabilirà di volta in volta a seguito del sopralluogo preliminare gratuito).

Di certo si può affermare che, per quanto riguarda il prezzo, esisterà una componente quasi fissa, rappresentata dal sistema di registrazione e analisi delle immagini per l’invio degli allarmi che subirà variazioni di lieve entità anche qualora si installassero diverse telecamere termiche per monitorare un’area più ampia.

Sottolineiamo, alla luce di quanto indicato nell’intervista del nostro Ing. Contu ma, comunque, di pubblico dominio, che questi costi non sono nulla se paragonati ai costi sostenuti per lo spegnimento di un incendio in termini immediati (mezzi e uomini) e futuri (rimboschimento, aiuti alle aziende danneggiate dagli incendi ecc.).

Sarebbe più utile, a nostro parere, che tutti gli uomini oggi utilizzati per lo spegnimento venissero utilizzati per la prevenzione e per il supporto a sistemi di questo tipo.

Per sopralluoghi e preventivi gratuiti in tutta la Sardegna contatta Fonianet Telecomunicazioni al numero 327-7509675, oppure contattaci al link https://www.fonianet.it/contatti o invia una mail a info@fonianet.it.

Ing.Fabio Contu – Direttore tecnico Fonianet telecomunicazioni

Filed Under: VIDEOSORVEGLIANZA Tagged With: prevenzione incendi, sardegna, telecamere termiche, videosorveglianza per prevenzione incendi

Radio News 24 intervista l’Ing.Fabio Contu, Direttore Tecnico di Fonianet Telecomunicazioni su Videosorveglianza e Sistemi Integrati di Sicurezza

8 Dicembre 2020 by Ing. Fabio Contu

Il video che vi alleghiamo racchiude la Video Intervista di Radio News 24 al nostro Ing.Fabio Contu, Direttore tecnico di Fonianet Telecomunicazioni. L’azienda, come sapete, ha sede ad Alghero (SS) e dal 2010 opera in Sardegna nella progettazione e installazione di sistemi di Telecomunicazioni, Video Sorveglianza, di allarme e di Sicurezza anti-intrusione più in generale.

I nostri clienti sono sia enti governativi come Esercito, Polizia, Questure ecc. che enti pubblici, aziende e privati.

L’ing.Contu in questa intervista spiega un aspetto molto importante relativo alla sicurezza e cioè cos’è un “sistema integrato di sicurezza” e perché è così importante capirne il concetto per la sicurezza della propria casa o della propria azienda o struttura ricettiva.

Inoltre, nell’intervista si effettua una panoramica anche sui sistemi di Videosorveglianza Cittadina di cui Fonianet Telecomunicazioni vanta numerosissime realizzazioni in Sardegna e su quali aspetti vengono monitorati e registrati dalle telecamere che vedete solitamente installate nei centri cittadini (incluse quelle che tengono traccia delle targhe delle vostre automobili).

Si tratta di sistemi estremamente sofisticati, che integrano le più innovative tecnologie di Intelligenza Artificiale e di rilevamento e identificazione di target specifici nella scena (in questo caso si parla di identificazione e rilevamento di targhe automobilistiche e telecamere di contesto più in generale, ma i sistemi in oggetto potrebbero, volendo, spingersi oltre in ambiti come il riconoscimento facciale e similari).

Tali aspetti però, come intuirete (e ve lo confermiamo noi da installatori che operano sul campo), non vengono da mai abilitati e configurati perché la normativa privacy europea e il regolamento GDPR è molto più stringente rispetto ad altri contesti (come quello cinese, da cui provengono le telecamere HIKVISION che la nostra azienda installa essendone da anni Partner Ufficiale), e impedisce l’utilizzo di certe funzionalità che in Europa violerebbero il diritto alla privacy.

Per approfondimenti potete contattarci sul nostro sito www.fonianet.it/contatti, su info@fonianet.it o al numero 327-7509675.

Buona visione e a presto!

Ing.Fabio Contu – Direttore Tecnico Fonianet Telecomunicazioni

Filed Under: Sicurezza Anti Intrusione, VIDEOSORVEGLIANZA Tagged With: fonianet, hikvision, Ing.Fabio Contu, sistemi integrati di sicurezza, videosorveglianza, videosorveglianza cittadina

Come rimettere in funzione il vecchio impianto di videosorveglianza in casa o in azienda?

12 Settembre 2020 by Ing. Fabio Contu

Come rimettere in funzione il vecchio impianto di videosorveglianza in casa o azienda?

Questa è una delle domande che mi vengono fatte molto di frequente, sia da clienti che ci contattano per richiederci un sopralluogo e preventivo che nelle normali chiaccherate tra amici, in cui magari ti presentano una persona. Capita spesso che quando scopre di cosa mi occupo mi dice qualcosa tipo: “Ah, a proposito: io ho delle vecchie telecamere che c’erano già quando ho comprato casa. Ma posso rimetterle in funzione?” .

Oppure ancora: “In ufficio abbiamo delle telecamere che non riusciamo più a vedere. Non so se dipende dal registratore e se stanno funzionando.”

Quindi…alla luce di queste richieste penso che, sinceramente, in molti abbiano delle problematiche analoghe, con vecchi impianti che vorrebbero rimettere in funzione o, perlomeno, capire se funzionanti o se vale la pena ripararli o rivolgersi direttamente all’acquisto di un nuovo sistema.

Prima di tutto voglio fare una mia personale valutazione (che non piacerà a certi installatori): dietro queste richieste ci sono troppi installatori che piazzano la vendita, con prodotti più o meno efficienti e di bassa qualità, e poi spariscono.

Questa tendenza è maggiore nel caso in cui la tipologia di impianto fornito sia di bassissima qualità, con poche certificazioni e/o garanzie, dal momento che, una volta installato e attivato (molto spesso i clienti lamentano il fatto che “non ha mai funzionato bene dall’inizio!”), i problemi sorgeranno molto in fretta.

Per fortuna esistono anche molti professionisti seri che non abbandonano il cliente dopo la vendita e coltivano il rapporto di fiducia rispondendo alle loro richieste e domande anche con un continuo servizio di assistenza post-vendita.

ESISTIAMO. NON SIAMO FIGURE MITOLOGICHE, VE LO GARANTISCO.

Fatta questa premessa, torniamo al nocciolo della questione e all’argomento chiave del post: COSA FARE PER RIMETTERE IN FUNZIONE IL MIO VECCHIO IMPIANTO DI VIDEOSORVEGLIANZA?

La domanda è semplice ma le risposte sono molteplici perché ogni impianto ha caratteristiche diverse e possibili problematiche differenti.

Cercherò nel seguito di fare una suddivisione degli impianti in 2 categorie principali e poi di mostrare le problematiche più frequenti riscontrate e come è possibile risolverle (se è possibile).

ESISTONO DUE TIPOLOGIE DI IMPIANTI POSSIBILI SOLITAMENTE (ma esistono anche sistemi ibridi che sono un mix dei 2 sistemi):

  • SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA ANALOGICO (su cavi coassiali).
  • SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA IP (su cavi di rete LAN, UTP).

 

SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA ANALOGICO (su cavi coassiali).

I sistemi di videosorveglianza analogici sono piuttosto semplici da riconoscere perché, senza bisogno di andare ad aprire tubazioni o canale a parete per vedere la tipologia di cavi usati, basta guardare il retro del registratore e vedrete tante uscite quante telecamere può supportare il sistema di registrazione acquistato.

I vecchi sistemi di videosorveglianza che hanno almeno 10/15  anni sono almeno nel 90% dei casi analogici.

Nell’immagine potete vedere 16 attacchi uguali, posizionati in due file da 8 attacchi, pertanto il registratore analogico (si chiama DVR) potrà gestire fino a 16 telecamere analogiche. In ognuno di quegli attacchi verrà collegato (opportunamente connettorizzato con spinotto bnc n.d.r.) un cavo coassiale che arriverà direttamente da ognuna delle vostre telecamere.

COME CAPIRE SE FUNZIONA?

Nella maggior parte dei casi si tratta di sistemi in cui l’Hard Disk di registrazione contenuto all’interno del registratore, non è più funzionate (spesso si sente un rumorosissimo e fastidioso fischio o un gracchiare). Questo è dovuto al fatto che tali hard disk funzionano 24 ore su 24 e vuoi per la polvere, vuoi per sbalzi di tensione sulla linea di alimentazione (suggerisco sempre di collegare i registratori a un gruppo di continuità da almeno 650 VA), si sono danneggiati.

NOTA: una delle problematiche ulteriori è legata al fatto che moltissimi installatori, per risparmiare o perché non lo sanno proprio (ma io tendo ad essere malizioso), installano dei normali Hard Disk da computer. Questi non sono idonei ad un utilizzo 24 ore su 24 e molto spesso, nel giro di 2 o 3 mesi, si danneggiano e vi troverete con un sistema di videosorveglianza inutilizzabile.

Alzino la mano tutti quelli a cui è successo!

Occorrono dischi specifici per applicazioni h24 di videosorveglianza!!

Quindi, prima prova da fare: innanzitutto verificare se il registratore si accende. In caso positivo aprire il registratore e verificare se l’Hard disk si accende (verificate se si accendono dei led luminosi nel disco o se sentite comunque il disco in funzione).

Se non sentite segni di vita sul disco, il primo step è sostituire il disco (verificate innanzitutto la capacità massima dei dischi che può gestire il registratore dalla scheda tecnica del registratore. Se non la avete cercate marca e modello su internet e spesso si trovano).

Direi che su un vecchio sistema analogico fino a 8 telecamere, un disco da 500 GB (se volete strafare 1 Terabyte) può bastare per alcuni giorni di registrazioni.

Se anche dopo la sostituzione del disco il sistema continua a non funzionare, e non vedete proprio nulla, potrebbe essersi danneggiato qualche componente del registratore e, in quel caso, vi consiglio di comprare un nuovo registratore analogico con caratteristiche simili a quello che avete ma più moderno (se avete dubbi contattateci su info@fonianet.it), dopodiché si inizierà a verificare se e quante telecamere sono in funzione.

CASO 2: FUNZIONA IL REGISTRATORE MA ALCUNE DELLE TELECAMERE NON FUNZIONANO. COSA FARE?

Anche in questo caso le problematiche potrebbero essere tante.

Potrebbe essere un problema di alimentazione (e bisogna vedere se le telecamere hanno una alimentazione elettrica in locale e in quel caso troverete adiacente alla telecamera una scatolina stagna chiara delle dimensioni di circa 10cm x 10cm da cui esce un tubo che arriva alla telecamera. Oppure l’alimentazione potrebbe essere data direttamente a monte utilizzando un cavo coassiale composito (combinato) su cui passano sia le immagini che l’alimentazione.

Potrebbe essere entrata acqua in una delle scatole e avere mandato in corto l’alimentatore o ancora il cavo coassiale può essere stato danneggiato da un topo (succede spesso con i cavi volanti non alloggiati all’interno di tubazioni).

Il mio suggerimento in questo caso è di spostare una delle telecamere funzionanti posizionandola di volta in volta al posto di quelle non funzionanti. Se si accende il problema non era il cavo ma la telecamera. In questo modo saprete quante nuove telecamere analogiche comprare. PS: verificate sempre anche i connettori ai 2 estremi.

 

SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA IP (su cavi di rete LAN, UTP).

 

Nel caso invece di sistemi IP (quindi più moderni), sul retro del registratore (che si chiama NVR), troverete anziché attacchi come quelli precedenti (per connettori BNC), una o più porte di rete LAN di tipo RJ45.

In questo caso i cavi che arrivano alle telecamere saranno dei cavi UTP di rete.

Sul retro del vostro registratore troverete una o più porte di rete LAN.

Se c’è una singola porta di rete LAN allora il registratore andrà collegato a un dispositivo Switch su cui arriveranno tutti i cavi delle telecamere. Se il sistema in oggetto non funziona il problema potrebbe essere o un danneggiamento del registratore o del disco (come nel caso del sistema analogico precedente), o del suddetto switch (verificate se è accesso innanzitutto) che andrà sostituito oppure, un problema alle singole telecamere che dovrete valutare una alla volta come nel caso precedente, dopo avere escluso problematiche al sistema registratore/Disco/Switch.

Nel caso in cui (come nell’immagine in alto) sul retro del registratore ci sia una porta LAN per ogni telecamera i casi sono 2:

  • Il registratore ha anche uno switch integrato e quindi i cavi di rete delle telecamere arriveranno ognuno su una porta del registratore (come succedeva con i cavi coassiali);
  • Il registratore integra uno switch PoE cioè le telecamere potranno essere alimentate direttamente dallo switch sul cavo di rete senza bisogno di avere alimentazione diretta in prossimità della telecamera. Perché ciò sia possibile, però, le telecamere IP installate devono potere gestire lo standard PoE che le alimenta tramite cavo di rete (verificate se sulla scheda tecnica di telecamere e registratore, nella sezione relativa all’alimentazione, vengono citati lo standard 802.3af oppure il più moderno standard 802.3at).

 

 PER CONCLUDERE:

Qualcuno di voi mi dirà “Si, tu la fai semplice.”.

Certo, io ragiono da direttore tecnico di un’azienda installatrice di impianti di videosorveglianza per privati, enti pubblici, esercito ecc. Però è anche vero che, pur cambiando notevolmente i contesti e le problematiche, le casistiche possono essere a grandi linee ricondotte a quelle che vi ho indicato.

Nota: Un caso a parte, ovviamente, per i sistemi di videosorveglianza IP, è rappresentato dal caso in cui le telecamere -per motivi di distanza o comodità- non siano collegate da un estremo all’altro al registratore ma si sia utilizzato un ponte radio. Non entro nel merito perché in quel caso si apre un mondo diverso (io sono un ingegnere elettronico ad orientamento telecomunicazione e mi verrebbe da parlare per 12 ore dell’argomento ma vi risparmio la conferenza perché tengo alla vostra salute mentale! Per oggi basta questo articolo ma non escludo di approfondire l’aspetto Wi-Fi in un altro articolo).

Comunque per farla rapida: nel caso di collegamento con ponti radio occorre verificare se i 2 dispositivi radio agli estremi stanno funzionando, se sono correttamente configurati, se il puntamento è stato fatto in modo corretto ecc.

Detto questo, spero di esservi stato di aiuto e ricordatevi che, a volte però, riparare un vecchio sistema che ha 15 anni potrebbe venirvi a costare tra manodopera e dispositivi anche più di un nuovo impianto. Occorre un professionista serio che sappia indirizzarvi alla scelta migliore.

Il mio suggerimento è quello di -nel caso di cavi coassiali ancor in buono stato- tenere i vecchi cavi e sostituire le vecchie telecamere e registratore con nuovi sistemi che oggi, con le tecnologie attuali, vi permettono di avere un impianto ad altissima risoluzione analogico. Senza dovere cioè ripassare cavi di rete LAN e avere un impianto IP.

OCCORRE VALUTARE CASO PER CASO. PER QUESTO MOTIVO, SE ABITATE IN SARDEGNA, CONTATTATECI SUBITO PER UN SOPRALLUOGO E UNA OFFERTA SU INFO@FONIANET.IT O AL NUMERO 327-7509675. 

Un nostro consulente ascolterà le vostre esigenze e programmerà assieme a voi un sopralluogo preliminare presso la vostra casa, ufficio, negozio o Residence/Hotel.

A presto!

 

Ing.Fabio Contu – Resp.le Tecnico Fonianet Telecomunicazioni
Sardegna

Filed Under: Senza categoria, VIDEOSORVEGLIANZA

Telecamere per la misurazione della temperatura corporea nel Covid-19

18 Aprile 2020 by Ing. Fabio Contu

Le Telecamere per la misurazione della temperatura corporea, rappresentano una tecnologia avanzatissima e URGENTE.

Abbiamo ricevuto molte richieste di informazioni e di offerte in questo periodo di Pandemia legata al covid-19, pertanto, ritengo sia utile spiegare anche ai non addetti ai lavori come funzionano.

Fonianet Telecomunicazioni è azienda Partner Ufficiale Hikvision, che è stata tra le prime che hanno sviluppato e applicato questa tecnologia (non a caso l’azienda è cinese ed è stata anche una necessità immediata essendo nato il virus proprio in Cina  a Wuhan).

Pertanto, tecnicamente, abbiamo visto l’unione di tecnologie avanzatissime in una serie di prodotti che, a mio parere, rappresentano il non plus ultra della tecnologia attuale e saranno adottati in tutto il mondo in modo diffuso.

Non sappiamo quanto durerà la pandemia, come evolverà, addirittura alcuni scienziati hanno fatto dei test di laboratorio ed è emerso che il virus, dopo un’ora a 62°C era in parte ancora attivo e capace di riprodursi mentre era completamente scomparso dopo 15 minuti a 92°C.

Altri parlano di una seconda ondata del virus in autunno 2020.

Insomma: comunque vada, è il caso di muoversi con tempo e adottare le misure corrette per proteggere se stessi, i propri clienti e/o pazienti, le proprie aziende.

CHI SONO I DESTINATARI DELLE TELECAMERE PER LA MISURA DELLA TEMPERATURA CORPOREA?….

Gli ambiti sono i più disparati: la prima applicazione è stata fatta già da gennaio 2020 in vari aeroporti, porti e stazioni asiatiche (ma già a febbraio le telecamere termometriche Hikvision venivano utilizzate all’aeroporto di Istanbul e in altri aeroporti europei).

Ora si è capita l’importanza di questa tecnologia anche per tutte le altre strutture (sanitarie e non) e aziende.

Stiamo ricevendo richieste da: FABBRICHE, CONCESSIONARIE, ENTI GOVERNATIVI, ESERCITO, POLIZIA DI STATO, SUPERMERCATI, NEGOZI, UFFICI.

Insomma ovunque si voglia garantire la sicurezza dei propri clienti e/o dipendenti, l’utilizzo delle telecamere per la misurazione della temperatura corporea è FONDAMENTALE.

ORA QUALCHE CENNO SULLA TECNOLOGIA, MA IN MODO LIGHT, SEMPLICE E COMPRENSIBILE, SENZA TECNICISMI, COSI’ CHE ANCHE I NON ADDETTI AI LAVORI POSSANO CAPIRE.

Le telecamere per la misurazione della temperatura corporea, sono una evoluzione delle telecamere termiche, che esitono da tempo.

Una telecamera termica tradizionale, viene utilizzata per la sicurezza perimetrale (riesco a vedere un individuo grazie al calore del suo corpo anche di notte o attraverso porte o sottili pareti), per la rilevazione di principi di incendi o, ancora, per rilevare surriscaldamenti in macchine industriali.

Visti gli utilizzi, molto spesso, le telecamere termiche riescono a rilevare una variazione intorno agli 8-10°C in un campo di temperature che può variare dai -20°C ai +150°C.

Ovviamente, capirete che con una telecamera termica tradizionale non posso misurare con accuratezza la temperatura corporea di un individuo perchè una temperatura di 40°C potrebbe essere letta anche come 36°C o come 44°C. Quindi non ha senso.

QUINDI COME FUNZIONANO LE TELECAMERE PER LA MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA? (TERMOMETRICHE: si chiamano così).

Innanzitutto: viene ristretto il campo delle temperature entro le quali devono rilevare il valore di temperatura corporea (cioè tra i 30°C e i 45°C). In questo modo le telecamere saranno molto più precise e misureranno la temperatura con una approssimazione massima di 0,5°C ma, da azienda installatrice, posso dirvi che ottimizzando le condizioni ambientali e facendo una buona installazione (o usando dispositivi esterni come il cosiddetto “Black Body”) si riesce a ridurre l’approssimazione a 0,3°C o anche meno: valori,cioè, simili a quelli rilevati con un termometro a infrarossi.

DOMANDA: CHE DIFFERENZA C’E’ TRA UN TERMOMETRO A INFRAROSSI E UNA TELECAMERA TERMOMETRICA?…PERCHE’ DEVO SCEGLIERE LA TELECAMERA?

RISPOSTA: LA DIFFERENZA E’, POTENZIALMENTE, UNA VITA SALVATA.

Ti spiego il perchè.

Sai come viene misurata la temperatura corporea con un termometro a infrarossi?…

L’operatore tiene in mano il termometro e deve tenerlo a circa 5/10 cm dalla fronte della persona rilevata. Quindi la distanza dalla persona rilevata è di circa un braccio o sbaglio?…Eh si, siamo sotto il metro di distanza richiesto dal decreto italiano e dalle misure imposte dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Quindi tu o il tuo dipendente state rischiando un possibile contagio ogni volta che misurate la temperatura a un cliente o utente con un termometro a infrarossi.

Moltiplica questo rischio per 20, 50, 100, 200 persone al giorno (per quanti giorni?…) a cui misuri la temperatura…

Ne vale davvero la pena?…

DOMANDA: QUINDI, SE USO UNA TELECAMERA TERMOMETRICA PER LA MISURAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA COME POSSO ESSERE AL SICURO?…

RISPOSTA: GRAZIE ALLA DISTANZA. RILEVERAI LA SUA TEMPERATURA A DISTANZE DI 1-2 METRI E SUPERIORI (DAI 3/4 METRI IN SU) A SECONDA DEL PRODOTTO SCELTO.
IL RISCHIO DI CONTAGIO SARA’ PROSSIMO ALLO ZERO.

LA TECNOLOGIA USATA.

Le telecamere termometriche Bi-Spectrum Hikvision usano 2 ottiche distinte: uan tradizionale (4 Megapixel) e una termica (con risoluzione che varia in funzione del modello), mixando le due immagini assieme.

La telecamera utilizza algoritmi di “Face Detection” e di intelligenza artificiale per riconoscere i volti presenti nella scena (fino a 30 in contemporanea) e concentrare la misurazione della temperatura corporea solo in quella regione dell’inquadratura (così sono più precise).

L’operatore vedrà su un Pc o un tablet un quadrato attorno al viso di ogni persona con una misura di temperatura.

Durante l’installazione si programmerà sul sistema una soglia di “temperatura di allarme” (che nel caso di Covid-19 sarà settata a 37,5°C, come da prescrizioni del Decreto italiano e indicazioni dell’OMS) pertanto, ad esempio, se la temperatura misurata sarà di 36,7°C vedrò attorno al viso della persona una quadrato verde con la scritta 36,7°C di colore VERDE.

Se la temperatura misurata sarà di 37,6°C (o superiore) vedrò attorno al viso della persona una quadrato ROSSO con la scritta 37,6°C di colore ROSSO.

Cioè già dallo schermo l’operatore si renderà subito conto che a quella persona va impedito l’accesso.

SI, MA COSA POSSO FARE, REALMENTE, A QUELLA PERSONA, QUANDO VEDO IL QUADRATO CON LA TEMPERATURA ROSSA?…

Partiamo dal presupposto che occorra isolarla ma usare comunque la massima discrezione, perchè magari quella persona  non sa minimamente di avere la febbre, ma in questo ci viene incontro la tecnologia (E QUI ENTRANO IN GIOCO ANCHE LE CAPACITA’ DI NOI INSTALLATORI).

Le telecamere hanno a bordo delle uscite di allarme, pertanto, si potrà fare in modo che il superamento dei 37,5°C generi un allarme e comandi una determinata azione (si accende una luce rossa sotto la scrivania dell’operatore, si attiva un buzzer, si blocca il tornello e si apre una porta secondaria nelle vicinanze da cui fare uscire la persona a cui fare poi ulteriori controlli).

SUGGERIMENTO: il nostro suggerimento è che vengano stabiliti preliminarmente, per ogni azienda in cui vengono utilizzate e installate telecamere termometriche, dei precisi protocolli su cosa fare in caso di rilevamento di una temperatura sopra-soglia nel modo più sicuro per le altre persone e più riservato per la persona che ha generato l’allarme. Non è una colpa: occorre buon senso.

IMPLICAZIONI PRIVACY.

Fermo restante che ogni azienda deve avvalersi di un suo consulente e/o DPO che in generale gli dia le giuste indicazioni su come gestire il trattamento dei dati riservati, facciamo presente che non è necessario che le immagini rilevate vengano registrate (perchè lo scopo è quello di effettuare un’azione immediata, impedendo l’accesso a un soggetto potenzialmente “positivo”). Qualora venissero registrate, esisteranno precise misure preliminari e autorizzazioni espresse in modo chiaro a tutela di tutti.

Ultimo dettaglio: la “Face recognition” che usano le telecamere termiche non è una sorta di grande fratello che registra i volti e vede dove sei stato tu, Signor Mario Rossi, come nei film di spionaggio.

L’identificazione del volto serve alla telecamera solo a capire il punto esatto in cui andare a rilevare la temperatura. Ma tale volto non verrà poi registrato e comparato con chissà quale banca dati.

Quella è una cosa diversa: è un sistema di controllo degli accessi biometrico, utilizzato in certe strutture per capire chi è autorizzato o meno all’ingresso, previa autorizzazione da parte degli interessati (esistono anche degli apparati totem specifici di Hikvision, che permettono sia di effettuare il controllo degli accessi con dati biometrici del volto che misurare, in contemporanea, la temperatura corporea del soggetto. Se fossi interessato contattaci e ti formuleremo una offerta anche per tale esigenza).

 

SCANNER TERMOMETRICI:

Esistono anche delle telecamere termometriche in forma di scanner/pistola, che rilevano la temperatura a 1-1,5 meti di distanza, rispettando le direttive di distanziamento sociale del Decreto e dell’OMS.

Sono prodotti molto utili in certi contesti in cui l’installazione della telecamera sia poco pratica (ad esempio: accettazione di una officina, guardiola di un accesso carraio dove le persone transitano su un automezzo come corrieri ecc.). Sono meno performanti delle telecamere ma hanno un utilizzo molto più elastico in situazioni particolari. Dove si può consigliamo, comunque, le telecamere.

ULTIMA COSA: In Italia il Decreto Sicurezza permette, alle aziende che vanno ad installare nel 2020 delle telecamere termometriche nelle proprie attività,  di usufruire del 50% di credito di imposta, fino a un massimale di 20.000 € e fino all’esaurimento di un fondo pari a 50 milioni di euro (chi prima arriva risparmia la metà, per capirci).

Per concludere: la tecnologia ci permetterà di vivere più sicuri, anche in questa fase.

 

PER CHIARIMENTI E OFFERTE CONTATTACI AL NOSTRO INDIRIZZO INFO@FONIANET.IT, AL NUMERO 327-7509675 OPPURE SUL FORM DEL NOSTRO SITO WEB.

Abbi fiducia. Ce la faremo anche stavolta.

Ing.Fabio Contu – Resp.le Tecnico Fonianet Telecomunicazioni

Filed Under: Corona Virus

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